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Immagine del redattoreAlpine Vibes

Alaska Expedition parte 1 - Sognando i Kichatna Spires


climbing alaska expedition kichatnas new route Silvia Loreggian Stefano Ragazzo

La lunga attesa viene ricompensata!


Tante sono le ore che abbiamo trascorso in tenda, tante le ore che abbiamo aspettato.. Il bel tempo che non arrivava mai, aerei cancellati, bagagli persi.. Tanto è stato il vento che ci ha frastornato e tanta la logistica che ha anticipato questa spedizione.. Ma è proprio vero che se poi una cosa merita e arrivano quelle tre uniche giornate in cui riesci a scalare e raggiungi la cima di un magnifico pilastro di granito aprendo una nuova via, ci si dimentica di tutto quello che c'è stato dietro e si conserva solo il ricordo di questa fantastica avventura.


climbing alaska expedition kichatnas new route Silvia Loreggian Stefano Ragazzo Cemetary Spire

E' così che nasce Gold Rush, la nostra nuova via sul Cemetary Spire: accecati dalla corsa al granito più puro e remoto del mondo, l'abbiamo trovato nell'estrema Alaska e ci abbiamo lasciato la nostra firma con una linea logica che segue diversi sistemi di fessure fino a raggiungere un lungo diedro di 200 metri che da la direttrice alla linea. L'arrampicata è stata di gran soddisfazione perché ci ha permesso di destreggiarci in libera quasi sempre, su gradi tra il 5.10 e il 5.12a (6a e 7a+) e di ricorrere all'artificiale quel poco necessario per superare i passaggi più ostici, le fessure interrotte o un gran tetto a 90°. Ma facciamo un salto indietro e vediamo il back stage di tutto questo.


Destinazione Cul-du-Sac Glacier, nel cuore dei Kichatna Spires



Stefano Ragazzo Silvia Loreggian Alaska expedition new route climbing alpinism

Partiamo per l'Alaska a fine maggio, abbiamo un mese a disposizione e per la prima volta sfidiamo la fortuna con una spedizione primaverile, speranzosi di poter sfruttare più ore di luce durante il giorno e desiderosi di caricare le batterie prima di cominciare la stagione estiva di lavoro come Guide nelle Alpi. La nostra meta è il Cul-du-Sac Glacier, nel cuore dei Kichatna Spires, una zona poco nota agli Europei, ma conosciuta dagli Americani per la bellezza delle sue guglie di granito e per il meteo orribile influenzato dalle correnti oceaniche. Di questi due aspetti, ovviamente, quello che ci ha attratto è stato il primo.. mentre il secondo, è stato il compromesso che abbiamo accettato per la nostra corsa all'oro! Sapevamo del meteo difficile dell'Alaska Range, ma quando siamo concretamente arrivati in questa terra, abbiamo scoperto che nella vastità delle montagne dell'Alaska, il gruppo montuoso che avevamo scelto era ancora più insidioso del contorno.. ma ormai i dadi erano tratti!


La città di riferimento per raggiungere questa zona è Anchorage. Anchorage è una città del tutto priva di interessi e nella quale avremmo voluto trascorrere giusto il tempo di fare la spesa per le settimane a venire in ghiacciaio, ma purtroppo siamo rimasti bloccati tre giorni perché uno dei nostri bagagli era stato disperso. Non appena tornati in possesso di tutti i bagagli però, ci siamo messi nuovamente in viaggio verso Talkeetna. Diverse compagnie di autobus e taxi privati svolgono il transfer di un paio d'ore da Anchorage a Talkeetna per un centinaio di dollari e permettono di immergersi finalmente nella natura selvaggia dell'Alaska.


Talkeetna Alaska expedition alpinism

Talkeetna è un paesino molto simpatico, dall'aria un po' hippie e un po' festaiola allo stesso tempo. Gli abitanti di questo villaggio vengono tutti da altre città degli Stati Uniti ma svolgono il loro lavoro stagionale a Talkeetna e ne vanno estremamente fieri, sentendosi ormai legati alla natura e allo spirito di questo luogo. Anche noi ne veniamo subito travolti e ci sentiamo finalmente bene, dopo diversi giorni di viaggio e incertezze legate al bagaglio perso. Tuttavia, non è ancora questa la nostra meta finale e trascorriamo così ancora un paio di giorni irrequieti, in attesa che il meteo migliori per permetterci di volare nel Cul-du-Sac glacier, dove avremmo poi installato il nostro campo base.


Un volo spettacolare per una compagnia estremamente professionale

La disponibilità, la gentilezza e la simpatia della compagnia aerea che si occupa di portare gli alpinisti nelle diverse località dell'Alaska Range, ci lascia a bocca aperta. Si chiamano Talkeetna Air Taxi e il loro pilota Paul è stato il nostro eroe per i due voli (di andata e ritorno) al ghiacciaio. Non esistono strade che ti permettano di avvicinarti alla montagna, separata prima dal villaggio da distese infinite di tundra, altrettanto difficili da attraversare che le montagne. Gli aerei sono quindi un mezzo di trasporto comune in Alaska e lo sono stati anche per noi, che non siamo avvezzi a questo lusso. Sì, perché di lusso si tratta, in effetti, poter scendere dall'aereo e allestire il campo base senza dover effettuare nemmeno un metro di spostamento con carichi improponibili sulle spalle!



Alaska expedition Cul du Sac glacier Silvia Loreggian Stefano Ragazzo alpinists italian

Dall'aereo vediamo posti incredibili.. Voliamo per circa un'ora finché arriviamo in prossimità di una zona palesemente diversa e che riconosciamo subito come i Kichatna per la sua orografia e per la forma delle montagne. Le montagne però sono così bianche di neve che non si vede quasi neanche la roccia.. e dentro di me spero di essermi sbagliata, ovvero che non siano veramente i Kichatnas. Tuttavia, l'aereo inizia a perdere quota fino ad atterrare esattamente sul ghiacciaio scelto. Non spegne neanche il motore e velocemente com'è atterrato, se ne va. Siamo soli. E siamo in un posto pazzesco!



Un gran lavorare per allestire il campo base all'altezza del pessimo meteo dell'Alaska


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Dedichiamo l'intero pomeriggio a scavare una profonda buca dove installare la tenda e le giornate seguenti ad innalzare un possente muro di neve tutt'attorno: non ci faremo cogliere impreparati dal meteo dell'Alaska la cui fama lo precede! Comincia così una lunga settimana in cui ogni sera il cielo si chiude e comincia a nevicare, nevica poi ininterrottamente per tutta la notte, la mattina dobbiamo liberare la tenda dalla neve e dedicare un'ora buona a spalare la neve che copre l'area della tenda e ad alzare nuovamente il muro di perimetro perché ogni giorno si alza il livello del ghiacciaio. Quando poi esce il sole e illumina e scalda il ghiacciaio per un paio d'ore, prima di lasciare spazio di nuovo alle nuvole a alla neve, il ghiacciaio si riempie di rumori: le pareti scaricano la neve istantaneamente, ci sono valanghe su ogni canale e scariche di neve e sassi su tutti i settori più ripidi. Non ci resta che perlustrare il ghiacciaio in piano, tenendoci a distanza debita da qualsiasi pendenza, con i nostri mitici sci attrezzati di attacchi modello Silvretta, che ci permettono di muoverci con gli scarponi da alpinismo ai piedi, ma senza sprofondare.


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Una settimana trascorre più o meno così, con una quotidianità quasi regolare; finché Giacomo Poletti, il nostro meteorologo che ogni giorno ci aggiorna dall'Italia sulle previsioni meteo tramite satellitare ci accende una speranza: "sono previste 30/33 ore senza precipitazioni". Il messaggio successivo però recita: "attenzione venti forti!", abbiamo tuttavia talmente tanta voglia di passare all'azione che interpretiamo il primo messaggio come una possibile finestra di bel tempo e senza troppo pensarci usciamo dalla tenda per preparare gli zaini.. E passiamo all'azione!



TO BE CONTINUED..


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